LA CERIMONIA DI VESTIZIONE

Con il rito della Vestizione, che generalmente si tiene il giorno in cui la Confraternita celebra la festa del Santo Patrono, i nuovi Fratelli e  Sorelle si impegnano sul Vangelo e sullo Statuto della Misericordia di Impruneta  a servire il prossimo con fedeltà e impegno, e da quel momento possono indossare la Veste Nera, detta Buffa, simbolo di tutti i valori della nostra associazione.

Indossando la Buffa cerchiamo di riportare il Volontariato, dal centro della scena in cui oggi per molte ragioni, è tentato di stare, al margine, nell’ombra, nell’anonimato, nella semplicità, nell’ umiltà come è tradizione delle Misericordie, per restituire alle sue opere la forza delle cose semplici e genuine.

La cerimonia della Vestizione affonda le sue radici nel contesto storico delle Confraternite.

Nella nostra Confraternita questo solenne atto inizia con una processione dalla sede alla Basilica di S. Maria, con in testa il nostro storico Gonfalone.

Nella Basilica il Correttore celebra la Santa Messa.

Terminata l’Omelia il Correttore chiama all’altare i nuovi Fratelli e Sorelle della Misericordia e dopo il loro solenne giuramento davanti a Dio consegna loro la veste benedetta.

Con questo atto i nuovi Confratelli e Consorelle entrano a far parte della Confraternita con tutti i diritti sanciti dallo Statuto, acquisiscono il diritto di voto, possono, allo stesso tempo essere eletti nelle cariche dirigenziali della Misericordia, ma cosa più importante diventano “fautori della civiltà dell’amore” (San Papa Giovanni Paolo II).

Nei corsi di preparazione alla vestizione di nuovi confratelli, guidati dal Correttore  e dal Provveditore, spesso vengono percorse le linee essenziali della storia e delle tradizioni delle Misericordie, tra le quali la descrizione della Veste, di questo saio che rende tutti simili, di questo simbolo dell’eguaglianza e della modestia per far capire il perché del celarsi dietro “la Buffa”, questa immagine di anonimato, di rifiuto di qualsiasi riconoscimento terreno, ma anche simbolo di grande fede nel “Dio te ne renda merito”, sicuri di trovare ricompensa più grande presso il Padre.

Certo, a confronto con la società odierna fatta di tecnicismo, di convenzioni, di business, di ricerca dell’avere piuttosto che dell’essere, la “Veste” storica risulta obsoleta.

Oggi ci si affida con difficoltà alla Provvidenza, alla Carità, alla Fede che ha retto le Misericordie nei lunghi secoli della propria storia. Occorre, invece, mettere al primo posto la Carità, quella vera che non cerca onori terreni ma che deve essere di esempio ai giovani che si affacciano alla vita per dar loro la certezza che nel mondo che li circonda, non tutto è sporco e corrotto e per scoprire che i valori morali di carità e di solidarietà sono più vivi che mai nelle nostre Misericordie.

Facciamo in modo che il mondo della Buffa abbia il sopravvento sul mondo del business, anche se quest’ultimo è molto più attraente del primo e sembra offrire maggiori soddisfazioni.

Il sorriso di un bimbo, di un anziano, di un malato, di uno straniero, di un fratello nel bisogno, al quale abbiamo teso la mano con semplicità e nel rispetto della sua dignità, sarà il preludio meraviglioso a quel merito che Dio ci riserverà.